Nel 2014, un miliardario cinese ha aperto una fabbrica Fuyao in uno stabilimento General Motors chiuso a Dayton, in Ohio. Per migliaia di persone del posto, l'arrivo di questa multinazionale produttrice di vetri per auto significava riconquistare il lavoro e la dignità dopo che la recessione li aveva lasciati a bocca asciutta. All'inizio, lo scontro culturale è umoristico. I lavoratori cinesi trapiantati partecipano a corsi di formazione per trattare con le loro controparti americane, particolarmente disinvolte e "chiacchierone". Ma le tensioni aumentano. Gli standard di sicurezza insufficienti e i salari miseri suscitano seri dubbi tra i lavoratori americani. La bassa produttività e le voci di sindacalizzazione scatenano una cascata di controlli da parte della dirigenza cinese. Nel frattempo, si profila qualcosa di inquietante: lo spettro della perdita di posti di lavoro a causa dell'automazione.
American Factory (cinese: 美国工厂) è un film documentario americano del 2019 diretto da Steven Bognar e Julia Reichert, che parla della fabbrica dell'azienda cinese Fuyao a Moraine, una città vicino a Dayton, Ohio, che occupa la Moraine Assembly, uno stabilimento della General Motors chiuso. Il film è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2019. È distribuito da Netflix ed è il primo film acquistato dalla società di produzione di Barack e Michelle Obama, Higher Ground Productions. Ha vinto l'Oscar per il miglior documentario.
Nell'Ohio post-industriale, un miliardario cinese apre una fabbrica in uno stabilimento abbandonato della General Motors, assumendo duemila americani. I primi giorni di speranza e ottimismo lasciano il posto alle battute d'arresto, mentre la Cina high-tech si scontra con l'America operaia.